Bacon
Un viso deformato, corroso, quasi che una gettata d’acido lo avesse sfigurato. Un’immagine dalla tensione emotiva evidente, in cui il disagio affiora in ogni dettaglio. È l’inconfondibile approccio alla figura di Francis Bacon, uno degli artisti più tormentati e complessi della seconda metà del Novecento. Personalità difficile, emarginato, omosessuale in un’Inghilterra in cui l’omosessualità è ancora considerata un crimine, ateo, Bacon deve affrontare per tutta la vita l’ostilità della società, a partire dalla sua famiglia. Le sue figure
sfaldate nel colore, deturpate da pennellate che scompongono la forma, destrutturandone i tratti, rappresentano gli aspetti più tragici della condizione umana, uomini soli con le proprie paure, che paiono contorcersi in un insopportabile dolore tutto interiore, che finisce con l’incidere anche la carne. Autodidatta, Bacon trae ispirazione per i suoi dipinti dai maestri del passato, dalle sperimentazioni futuriste sul dinamismo in pittura, dalle fotografie di cronaca, perfino dalle radiografie di dentature e bocche spalancate che egli collezionava con curiosità. Una sovrapposizione di intuizioni e suggestioni che compongono uno dei linguaggi più forti e drammatici della scena artistica di tutto il Novecento, espressione di un’epoca altrettanto tragica e complessa.